Questa è la domanda principale che si pone un opzionista quando pensa di vendere opzioni naked ( cioè allo scoperto ) o nell' ambito di una strategia piu' complessa , quando la struttura rimane con opzioni vendute scoperte sui lati . In base ad ogni tipo di strategia i margini vengono calcolati dalla risultanza dall'insieme delle componenti la strategia ). Inoltre ogni broker applica margini diversi , ma per avere una valutazione con buona approssimazione , vi allego la risposta che ha formulato un broker relativamente a opzioni su SPMIB .
Nel vendere allo scoperto un opzione , gli algoritmi del metodo TIMS considerano l’ammontare di rischio sottoposto a copertura. Questo ammontare è rappresentato dal più alto costo (margin requirement) sostenuto per chiudere tutte le posizioni assumendo l’ipotesi che si verifichi lo scenario peggiore di movimento dei prezzi del sottostante. Per il caso in questione appunto al momento la Cassa di Compensazione e Garanzia stima che la max perdita stimata ad un giorno (probabilità del 99%) sia pari a 7.75%.
I principali elementi utilizzati nel calcolo del costo di liquidazione del portafoglio sono:
Margin Interval: definisce la massima fluttuazione del prezzo ad un giorno, ossia la variazione di prezzo del sottostante il prodotto derivato non dovrebbe essere superiore, con il 99% di probabilità, a quella stimata secondo determinati modelli statistici.
Risk Free Rate: tasso di interesse interbancario overnight (EURIBOR a un giorno);
Implied Volatility: indica il valore atteso, incorporato negli attuali prezzi di mercato delle Opzioni, della volatilità attesa del sottostante;
Theoretical Pricing Model: algoritmo di calcolo utilizzato per determinare il valore teorico dell’opzione;
“Class Group” e “Product Group”: il primo elemento permette di identificare e quindi aggregare tutti quei prodotti finanziari (derivati e non) che hanno lo stesso sottostante, mentre il secondo identifica tutti quei “Gruppi di prodotti aggregati per Classi” che presentano un elevato livello di correlazione nei prezzi dei sottostanti. Entrambi i parametri permettono di calcolare il rischio associato a un portafoglio integrato di prodotti finanziari con differenti caratteristiche (Opzioni, Future, azioni, Exchange Traded Fund, Warrant, Convertible Bond) e con diversi sottostanti (diversa rischiosità).
Il margine per la vendita allo scoperto di opzioni si compone di quattro componenti:
1. “Premium Margin”, costo di liquidazione delle posizioni in opzioni al valore corrente di mercato;
4. “Additional Margin”, costo addizionale di liquidazione delle posizioni in opzioni (ma anche in Futures che non fanno “spread “ e in “Securities Position” ) nell’ipotesi in cui dovesse verificarsi lo scenario peggiore di movimento dei prezzi del sottostante. Nel caso in cui il valore così determinato dovesse risultare nell’ambito dell’aggregazione “Gruppo di Prodotto” minore del “Minimum Margin”, allora sarà preso in considerazione quest’ultimo elemento.
Dal punto di vista operativo come comportarsi per avere una stima del margine richiesto per l'opzione che si intende "shortare"?
Si deve estrarre dal prezzo di mercato la volatilità implicita di quell'opzione. Dopodiché se si tratta solo di vendita semplice di opzioni call si consideri l'ipotesi che il sottostante aumenti del 7.75% (il contrario per opzioni put), si ricalcoli sulla base della volatilità implicita precedentemente determinata il valore teorico dell'opzione e si sottragga successivamente il suo valore di mercato. Il valore così determinato rappresenta la componente di “Additional Margin”.
Per determinare il margine totale dovuto si deve aggiungere (algebricamente) all'additional margin il valore di mercato dell'opzione (premium margin). Il valore così ottenuto dovrà essere opportunamente moltiplicato per la size e per il numero di opzioni che si intende "shortare".
Naturalmente la determinazione del margine diventa un po' più complicata in presenza di strategie più complesse.
Nel vendere allo scoperto un opzione , gli algoritmi del metodo TIMS considerano l’ammontare di rischio sottoposto a copertura. Questo ammontare è rappresentato dal più alto costo (margin requirement) sostenuto per chiudere tutte le posizioni assumendo l’ipotesi che si verifichi lo scenario peggiore di movimento dei prezzi del sottostante. Per il caso in questione appunto al momento la Cassa di Compensazione e Garanzia stima che la max perdita stimata ad un giorno (probabilità del 99%) sia pari a 7.75%.
I principali elementi utilizzati nel calcolo del costo di liquidazione del portafoglio sono:
Margin Interval: definisce la massima fluttuazione del prezzo ad un giorno, ossia la variazione di prezzo del sottostante il prodotto derivato non dovrebbe essere superiore, con il 99% di probabilità, a quella stimata secondo determinati modelli statistici.
Risk Free Rate: tasso di interesse interbancario overnight (EURIBOR a un giorno);
Implied Volatility: indica il valore atteso, incorporato negli attuali prezzi di mercato delle Opzioni, della volatilità attesa del sottostante;
Theoretical Pricing Model: algoritmo di calcolo utilizzato per determinare il valore teorico dell’opzione;
“Class Group” e “Product Group”: il primo elemento permette di identificare e quindi aggregare tutti quei prodotti finanziari (derivati e non) che hanno lo stesso sottostante, mentre il secondo identifica tutti quei “Gruppi di prodotti aggregati per Classi” che presentano un elevato livello di correlazione nei prezzi dei sottostanti. Entrambi i parametri permettono di calcolare il rischio associato a un portafoglio integrato di prodotti finanziari con differenti caratteristiche (Opzioni, Future, azioni, Exchange Traded Fund, Warrant, Convertible Bond) e con diversi sottostanti (diversa rischiosità).
Il margine per la vendita allo scoperto di opzioni si compone di quattro componenti:
1. “Premium Margin”, costo di liquidazione delle posizioni in opzioni al valore corrente di mercato;
4. “Additional Margin”, costo addizionale di liquidazione delle posizioni in opzioni (ma anche in Futures che non fanno “spread “ e in “Securities Position” ) nell’ipotesi in cui dovesse verificarsi lo scenario peggiore di movimento dei prezzi del sottostante. Nel caso in cui il valore così determinato dovesse risultare nell’ambito dell’aggregazione “Gruppo di Prodotto” minore del “Minimum Margin”, allora sarà preso in considerazione quest’ultimo elemento.
Dal punto di vista operativo come comportarsi per avere una stima del margine richiesto per l'opzione che si intende "shortare"?
Si deve estrarre dal prezzo di mercato la volatilità implicita di quell'opzione. Dopodiché se si tratta solo di vendita semplice di opzioni call si consideri l'ipotesi che il sottostante aumenti del 7.75% (il contrario per opzioni put), si ricalcoli sulla base della volatilità implicita precedentemente determinata il valore teorico dell'opzione e si sottragga successivamente il suo valore di mercato. Il valore così determinato rappresenta la componente di “Additional Margin”.
Per determinare il margine totale dovuto si deve aggiungere (algebricamente) all'additional margin il valore di mercato dell'opzione (premium margin). Il valore così ottenuto dovrà essere opportunamente moltiplicato per la size e per il numero di opzioni che si intende "shortare".
Naturalmente la determinazione del margine diventa un po' più complicata in presenza di strategie più complesse.